Energia
fano
05 aprile 2016
La Croazia trivella e vieta la pesca
05 aprile 2016 - fano - Hanno voluto il referendum contro le trivelle in Adriatico, ma adesso dovranno vedersela con la Croazia. Una brutta storia per i presidenti delle Regioni Marche e Veneto.
L'Associazione Armatori della Pesca di Fano ha accolto con preoccupazione il divieto notificato agli armatori dal Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto di pescare in un ampio tratto del mare Adriatico compreso tra Ravenna e la penisola dell'Istria, che la Croazia ha dichiarato zona economica esclusiva, con l'obiettivo di installare trivelle per la ricerca di idrocarburi.
La circolare ministeriale vieta anche futuri passaggi nella zona, per evitare azioni repressive (cioè il fermo di pescherecci) da parte delle autorità croate. "Se venisse confermato il divieto di pesca e di transito - afferma Claudio Giorgi, presidente dell'Associazione Armatori Pesca di Fano - sarebbe a rischio tutta la pesca d'altura in Adriatico in una zona di grande importanza, sfruttata da sempre dalle flotte del sud del Veneto, dall'Emilia-Romagna e del nord delle Marche".
"Immotivato" secondo gli armatori, anche solo il divieto di attraversamento dell'area, visto che non c'è "alcun conflitto con le piattaforma estrattive in costruzione".
Interdire quel tratto di mare significherebbe concentrare l'attività di pesca in fasce costiere più ristrette, "maggiormente sensibili perché vocate alla concentrazione delle
forme giovanili della fauna ittica".
"Si sta facendo di tutto per mandare via l'Eni dall'Adriatico e dall'Italia - commenta Giovanni Fucci, ravennate, pescatore - ma non si tiene conto che con questa società c'è sempre stato un dialogo continuo e versano milioni di euro in royalties con i quali i Comuni fanno asili e sistemano strade. Adesso ai croati, i No Triv cosa andranno a dire?"
© copyright Porto Ravenna News
L'Associazione Armatori della Pesca di Fano ha accolto con preoccupazione il divieto notificato agli armatori dal Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto di pescare in un ampio tratto del mare Adriatico compreso tra Ravenna e la penisola dell'Istria, che la Croazia ha dichiarato zona economica esclusiva, con l'obiettivo di installare trivelle per la ricerca di idrocarburi.
La circolare ministeriale vieta anche futuri passaggi nella zona, per evitare azioni repressive (cioè il fermo di pescherecci) da parte delle autorità croate. "Se venisse confermato il divieto di pesca e di transito - afferma Claudio Giorgi, presidente dell'Associazione Armatori Pesca di Fano - sarebbe a rischio tutta la pesca d'altura in Adriatico in una zona di grande importanza, sfruttata da sempre dalle flotte del sud del Veneto, dall'Emilia-Romagna e del nord delle Marche".
"Immotivato" secondo gli armatori, anche solo il divieto di attraversamento dell'area, visto che non c'è "alcun conflitto con le piattaforma estrattive in costruzione".
Interdire quel tratto di mare significherebbe concentrare l'attività di pesca in fasce costiere più ristrette, "maggiormente sensibili perché vocate alla concentrazione delle
forme giovanili della fauna ittica".
"Si sta facendo di tutto per mandare via l'Eni dall'Adriatico e dall'Italia - commenta Giovanni Fucci, ravennate, pescatore - ma non si tiene conto che con questa società c'è sempre stato un dialogo continuo e versano milioni di euro in royalties con i quali i Comuni fanno asili e sistemano strade. Adesso ai croati, i No Triv cosa andranno a dire?"
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