sicurezza e cambiamento

Energia

valona 03 giugno 2019

Ottolenghi (Gruppo PIR): il nostro terminal a Valona svilupperà l'attività logistica

Festeggiati i dieci anni dalla costruzione della Petrolifera Italo Albanese. Nove milioni di tonnellate di prodotti movimentati. Garantito all’erario Albanese un gettito di circa 700 milioni di Euro tra tasse e imposte

03 giugno 2019 - valona - Il terminal costruito dal Gruppo PIR di Guido Ottolenghi a Valona, in Albania, secondo porto dopo Durazzo, compie 10 anni e si prepara ad aumentare di dimensione grazie anche al potenziamento della logistica negli oltre 20 ettari di proprietà.

L'annuncio nella serata di oggi nel corso della celebrazione dei dieci anni di attività del Terminal PIA – La Petrolifera Italo Albanese. L’evento si è tenuto presso l’area residenziale del Terminal, alla presenza di autorità locali, clienti e numerosi ospiti.


“Siamo molto contenti di questo traguardo e orgogliosi dell’attività svolta fino a oggi dal nostro terminal PIA, che è tutt’ora uno degli investimenti più importanti tra quelli realizzati da imprese italiane in Albania. Siamo la base logistica più moderna del Paese, abbiamo l’infrastruttura portuale più sicura e siamo i soli ad avere anche il collegamento ferroviario. In questi anni abbiamo servito operatori internazionali e compagnie locali di primario livello, movimentando più di 9 milioni di tonnellate di prodotti che hanno garantito all’erario Albanese un gettito di circa 700 milioni di Euro tra tasse e imposte. Abbiamo aree libere che ci permetteranno di sviluppare le infrastrutture esistenti, realizzando nuova capacità di stoccaggio, nuove attività di logistica e ampliando il nostro porto” ha dichiarato Stefano Borghesi, Amministratore di PIA e Responsabile delle attività estere di PIR.


L’inaugurazione della struttura logistica risale al 3 giugno 2009, dopo il lavoro di recupero delle aree inquinate da una fabbrica di soda di proprietà cinese che sorgeva nel terreno. Alla bonifica dei luoghi è seguito il disegno dell’intervento residenziale e paesaggistico con manufatti architettonici sulla linea dell’orizzonte che sembrano conchiglie abbandonate sull’arena, con il faro e i mini alloggi destinati agli ospiti e ai dipendenti che seguono le forme spiraliformi cogliendo le tematiche legate al territorio.Il deposito tratta GPL e prodotti petroliferi, ha 13 serbatoi e due sfere rispettivamente con una capacità di 75.100 e 4800 mc. L'investimento complessivo è stato di 60 milioni di euro.Valona è considerata la porta d'accesso all'Adriatico e ai Balcani, anche grazie alla sua collocazione favorevole rispetto alle principali raffinerie del centro Mediterraneo. Tra queste Taranto distante 125 miglia, Falconara 275, Augusta, Priolo e Milazzo 290 e Corinto 450.


Oltre a Guido Ottolenghi, all'evento sono intervenuti (nella foto di gruppo, da sinistra) Ilia Germani (direttore idrocarburi Ministero Energia albanese), Ilir Bejtja (Vice Ministro albanese all’Energia), Luana Micheli (Console Generale italiano di Valona), Stefano Borghesi (Amministratore delegato della Petrolifera Italo Albanese (PIA) e Responsabile delle attività estere di PIR, Serafino Stajano Capo Uff Comm.le Ambasciata Italiana a Tirana, Sergio Fontana presidente Confindustria albanese, Gerta Bilali direttore generale Confindustria albanese, Anastas Goga direttore del terminal PIA, Flamur Mamaj prefetto di Valona e Stavri Dima funzionario del ministero dell'Energia. All'evento è intervenuto il direttore generale dell'Acmar, Ruggero Rosetti: l'impresa realizzò il terminal 10 anni fa.


Il Gruppo PIR, che nel 2020 festeggerà i 100 anni dalla fondazione, opera in Italia con i suoi terminal nei porti di Ravenna e Genova; all’estero, oltre che in Albania, è presente in Tunisia.

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Guido Ottolenghi – Saluto per il decennale de La Petrolifera Italo Albanese – PIA
Valona – zona residenziale PIA – 3 giugno 2019 – ore 18:30

Cari amici, autorità e colleghi, ognuno di noi nella propria vita professionale affronta sfide, si arrabbia, si appassiona, fa cose memorabili e cose di cui è meno soddisfatto. È però raro costruire qualcosa dal nulla. Concepire un’idea, studiarla a fondo, affinarla, condurla attraverso il vaglio delle analisi economiche, delle autorizzazioni, della politica, e poi fisicamente realizzarla è un privilegio raro e qualcosa che lega l’opera e le persone che vi hanno partecipato in un modo quasi fisico. La fatica, la passione, lo sforzo di pensiero, le notti insonni che questo magnifico terminal ha preso ad alcuni di noi sono in tutto simili agli sforzi che si fanno per un figlio, e questo luogo che ora ha una sua vita e una sua autonomia e un suo futuro, è un po’ come un figlio per me e penso per i molti colleghi che vedo qui questa sera.

Sono venuto la prima volta in Albania nel 2001: a quell’epoca il Governo cercava investitori per modernizzare il settore della logistica petrolifera e portarlo al livello europeo che l’Albania si merita. Si voleva togliere la movimentazione di gasolio, benzina, GPL e greggio dai porti passeggeri e mettere i traffici, che all’epoca erano dominati dal contrabbando, sotto migliore controllo delle Dogane. Altre imprese del nostro settore avevano declinato l’invito, per i rischi che vedevano in questo Paese. Noi trovammo un’accoglienza calorosa e incoraggiante, ma tre Governi si succedettero rapidamente in quegli anni (Meta, Majko e Nano), e il progetto mise qualche tempo a ottenere i molti permessi necessari.


Nel frattempo, l’Albania cresceva: a Tirana fu installato il primo semaforo, fu realizzata l’autostrada tra Tirana e Durazzo, fu posto un freno agli abusi edilizi, e poi in alcune aree del Paese cominciarono demolizioni di immobili illegali e risanamento delle città. Unione Europea, Banca Mondiale e Banca Europea (BERS) sostennero in molti modi il processo di crescita e modernizzazione. Anche il nostro progetto proseguiva, ma con tanti intoppi: una volta ottenute le autorizzazioni scoprimmo che parte dell’area che lo Stato aveva scelto per questo terminal era occupata. Il Governo spiegò che era una occupazione illegale, ma mise due anni a liberare l’area, e così potemmo cominciare a costruire solo nel 2007. Nel frattempo, altri progetti petroliferi si erano sviluppati più a nord col favore dei Governi di quell’epoca. Essi hanno determinato tutto lo sviluppo successivo del mercato petrolifero albanese, rendendo difficile l’accesso ai principali operatori internazionali e favorendo la crescita di importatori locali. In questo scenario il nostro terminal, che nella originale visione del Governo doveva essere la porta d’accesso al mercato per tutti gli operatori, locali e internazionali, si è trovato ad essere involontariamente malvisto dagli operatori insediati più a nord.
Questo ha determinato una concorrenza ad armi impari, ed anche alcuni momenti molto difficili, quando l’Antitrust nel 2010, su pressione dell’allora ministro e di persone a lui vicine, ipotizzò di cancellare tutti i contratti esistenti di PIA, anche se poi non lo fece dimostrando autonomia. E ancora quando nel 2011 il direttore del Fisco bloccò per tre mesi l’uscita dei prodotti dal terminal, con un provvedimento che si rivelò poi illegale e per il quale siamo stati risarciti, ma che fece fuggire importanti clienti e che avvantaggiò ancora una volta gli operatori posizionati più a nord.
In questi anni abbiamo però avuto anche molte soddisfazioni, collaborando con la Dogana e introducendo molte pratiche nuove nel Paese: abbiamo fatto la prima importazione di merce allo stato estero, le prime esportazioni di gasolio in Kosovo, collaborato nel definire le prassi di gestione di misure e inventari, introdotto nuove tecnologie e modalità operative per i clienti. Abbiamo sviluppato collaborazioni coi Vigili del Fuoco, l’Agenzia per l’Ambiente, La Capitaneria di Porto, la società civile. Il porto si è dimostrato sicuro e ben progettato ed ha ricevuto in sicurezza 1.000 navi. Abbiamo movimentato 9 milioni di tonnellate di prodotti. I prodotti transitati in PIA hanno generato per lo Stato albanese oltre 80 miliardi di Lek di incassi. La ferrovia, che è stato un investimento oneroso a suo tempo, finalmente opera bene, con anche 3/4 treni al giorno che tolgono camion dalle strade e consentono migliori volumi ai clienti. Questo terminal, che è uno dei migliori del Mediterraneo, è interamente gestito da dirigenti, impiegati e operai specializzati albanesi, che hanno portato le loro conoscenze e adottato la cultura della sicurezza e della gestione del rischio del nostro gruppo.

Alle volte mi chiedo se rifarei questo sforzo: non so se oggi avrei le necessarie forze fisiche e intellettuali che avevo 10 o 15 anni fa. Abbiamo avuto più difficoltà di quel che immaginavo. Abbiamo speso 67 milioni di € ed abbiamo avuto ritorni minori di quelli attesi. Abbiamo creduto nella legge, avendo soddisfazioni, ma anche delusioni. Ma quando penso che qui c’erano i ruderi della fabbrica della soda, che il mare batteva impietoso su questa spiaggia ancora costellata di vecchi bunker, quando guardo questa magnifica baia, questo deposito così bello e ben gestito, questa zona residenziale che è a sua volta un orgoglio, quando vedo un tramonto a Valona, allora so che questa impresa è stata bella, che è questo il modello giusto per il futuro del Paese, che avrà lunga vita, e che porterà ancora tante buone cose a chi ci lavora, ai suoi clienti, a Valona e all’Albania.



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