sicurezza e cambiamento

Energia

ravenna 21 ottobre 2020

Sindacati e Roca: "Profondo rosso per il settore del gas"

Timori per l'occupazione quando scadrà la cassa integrazione

21 ottobre 2020 - ravenna - I sindacati di categoria e il Roca (l'associazione delle aziende dell'offshore ravennate) chiedono la convocazione di un tyavolo urgente per discutere della crisi del settore. La richiesta nasce dalla preoccupazione che al termine del periodo di cassa integrazione l'occupazione possa avere nuovi seri contraccolpi, mentre tutto il settore energetico è bloccato in attesa di decisioni governative che slittano anno dopo anno.

Le segreterie territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil chiedono di non dimenticare un settore fondamentale per il futuro energetico e per la transizione anche in vista della vitale scadenza di febbraio 2021 per l’adozione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee che, dopo la già avvenuta proroga del 13 agosto 2020 (termine originario) non può più aspettare.

Negli ultimi mesi "si è assistito sempre più a tensioni tra varie nazioni nel Mediterraneo, non ultimo tra Grecia e Turchia dove quest’ultima ha invaso nuovamente le acque territoriali di Cipro per sfruttare i giacimenti di gas naturale nell’area della Cipro greca, mentre in Italia continua l’ineluttabile esaurimento dei giacimenti esistenti e la continua diminuzione della forza lavoro presente nelle aziende contrattiste che orbitano nel settore dell’upstream; il tutto nell’ombra di politica e istituzioni".

Da anni le organizzazioni sindacali nazionali del comparto chiedono un incontro al ministero dello sviluppo economico per conoscere quali prospettive e quali azioni il governo italiano intenda adottare per affrontare il percorso di transizione energetica e per individuare gli strumenti idonei a salvaguardia del patrimonio tecnologico e di conoscenza dei lavoratori del comparto.

A Ravenna la richiesta al Governo è arrivata anche attraverso il tavolo prefettizio, organizzato nel febbraio del 2020, che ha visto le organizzazioni sindacali territoriali congiuntamente con le istituzioni locali e le associazioni imprenditoriali chiedere con forza un incontro per affrontare le grosse difficoltà di un comparto vitale per l’economia ravennate che è vicino al collasso e con esso migliaia di posti di lavoro. "Purtroppo ancora oggi tutto tace, non abbiamo risposte.
Questo Governo è sordo ai nostri appelli".

Recentemente "sono stati annunciati progetti innovativi, importanti, da parte di aziende e dalla politica, ma che si riducono a semplice propaganda se non supportati da confronti istituzionali seri e costruttivi che entrino nel merito delle attività. I lavoratori sono ben consapevoli della situazione, vivono all’interno delle aziende, conoscono i programmi, le previsioni, ed esprimono forte preoccupazione".

A tal proposito "anche i delegati della Rsu di Eni Dics di Marina di Ravenna hanno inviato un comunicato ai loro colleghi e alle segreterie territoriali e nazionali molto esplicito, dove si chiedono quale potrà essere il loro futuro e il futuro di questo distretto e quale sarà il reale impatto del progetto di stoccaggio CO2 sull’occupazione".

La notizia che Saipem parteciperà allo sviluppo di un parco eolico davanti alle coste ravennati, "avrebbe potuto risollevare in qualche modo l’umore dei lavoratori della base di Ravenna che da mesi e mesi attendono, invano, l’avvio del fantomatico decomissioning di alcune piattaforme a mare, se non fosse che l’azienda ha avviato una procedura di cassa integrazione per 80 persone del comparto drilling Italia, cui fa capo la base operativa di Porto San Vitale che negli ultimi anni ha ridotto la forza lavoro al minimo essenziale. È evidente che l’intero comparto è in dismissione, le multinazionali di servizio negli ultimi mesi hanno trasferito importanti attrezzature verso le basi estere e avviato procedure di esodo incentivato".

"Le aziende di perforazione si sono viste annullare dalle committenti contratti già assegnati con il conseguente rilascio degli impianti.
Tutte stanno ricorrendo agli ammortizzatori sociali e si teme una forte riorganizzazione una volta terminato il blocco dei licenziamenti".

Da parte sua, il Roca sottolinea che sul settore dell’oil&gas e, in generale, sulle politiche energetiche italiane, “vige il silenzio più assoluto”. In tutti i provvedimenti emanati dal Governo, emergenziali o di programmazione economica, “non si parla di approvvigionamento energetico”. Lo dichiara il presidente Franco Nanni.

A tre mesi (gennaio 2021) dalla presentazione da parte del ministero per lo Sviluppo economico del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Piesai) che dovrebbe delineare le aree dove produrre gas e quelle, invece, interdette, “ancora non c’è stato un confronto con le parti sociali, siano i sindacati che le associazioni imprenditoriali”.

“Ciò che appare ancora più sconfortante e sconcertante – aggiunge Nanni - è che il ministero non abbia nemmeno accolto la richiesta, di due anni fa, dell’intera città di Ravenna (principale distretto nazionale energetico) di dare vita a un tavolo dove aprire questo confronto.
Ribadiamo in questa sede la necessità di un momento di incontro tra tutti i soggetti interessati alla politica energetica.
L’assenza di indicazioni chiare sta frenando progressivamente gli investimenti nel gas e non fa decollare quelli per la produzione di energia da fonti rinnovabili”.

“Oggi, a Ravenna, abbiamo il gas – indispensabile ora per la transizione – e i progetti che riguardano CO2, eolico, moto ondoso, idrogeno blu e green. Il mix energetico è un esempio su scala europea. Eppure non si guarda il progetto nella sua intierezza. Non si valuta l’interazione con le aziende locali e l’università.
L’unica certezza è che aumenta la cassa integrazione, quando invece ci sono tutte le condizioni per un rilancio.
Nel frattempo, dopo aver sostato nel porto di Pola, la piattaforma jack up Labin, è stata posizionata recentemente al centro dell’Adriatico. Quindi, il anche il nostro gas prenderà la strada verso Est. E Noi continuiamo a impostare sempre di più energia dall’estero".


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