sicurezza e cambiamento

Porti

ravenna 23 ottobre 2020

I sindacati sul decesso all'Ifa: "Un infortunio sul lavoro con lati oscuri"

Cgil, Cisl e Uil: vigilare sulle aziende che non rispettano le regole sul lavoro e scatenano la guerra delle tariffe. La posizione del terminal

23 ottobre 2020 - ravenna - Presa di posizione dei sindacati sulla morte di Franco Pirazzoli, avvenuta nell'agosto scorso mentre lavorava al porto. Come ha fatto emergere la magistratura, l'uomo non è morto per infarto ma per i traumi subiti dopo essere stato investito da un muletto.

Il documento sindacale è firmato da a firma da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti e dai rispettivi segretari generali propvinciali.

"Franco Pirazzoli - si legge nella nota - era venuto a compilare il modulo di recesso del rapporto di lavoro in una sede sindacale il 5 maggio, sarebbe dovuto andare in pensione il primo ottobre, ma non ha potuto godere del suo meritato riposo perché è morto il 19 agosto".

I sindacati spiegano poi che Pirazzoli "lavorava per la Staggi s.r.l., società di facchinaggio, posseduta interamente da IFA s.r.l., azienda proprietaria del terminal portuale nel cui piazzale ha trovato la morte. Alla sua famiglia va il nostro cordoglio, le nostre condoglianze e la nostra vicinanza".

"Apprendiamo dalla stampa che la sua scomparsa non sarebbe stata originata da un malore, come in un primo tempo sembrava, ma da un infortunio sul lavoro. Un infortunio mortale come quello che tolse la vita 10 anni fa a Diop Gougnao travolto dai sacconi nello stesso terminal.
Della morte di Franco Pirazzoli fummo informati formalmente il primo di settembre con una comunicazione dell’Autorità portuale che era stata tardivamente informata da IFA quello stesso giorno".

"Qui sta la prima anomalia - rilevano Cgil, Cisl e Uil - infatti secondo il protocollo sulla sicurezza del porto l’azienda avrebbe dovuto immediatamente informare i rappresentanti alla sicurezza dei lavoratori di sito (RLSS) e l’Autorità. Il 2 di settembre gli RLSS chiesero un incontro urgente con la direzione di IFA, incontro che venne concesso solo il 10 di settembre, dopo diverse sollecitazioni. Solo nel pomeriggio di ieri, con 40 giorni di ritardo e dopo che la notizia dell’infortunio era uscita sulla stampa, è stata fornita da IFA la documentazione richiesta e la firma sul verbale dell’incontro del 10 di settembre. Un comportamento che dà il senso dell’insofferenza che IFA ha sempre mostrato nei confronti del Sistema Integrato della Sicurezza del porto, sancito dal protocollo".

La vicenda dell’infortunio di Franco Pirazzoli "presenta lati oscuri che la magistratura e la Medicina del lavoro dovranno chiarire".

Cgil, Cisl, Uil, Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti attendono "con fiducia l’operato degli inquirenti e si riservano ogni azione dovessero ritenere necessaria a tutela dei lavoratori e della loro sicurezza sul lavoro. Oggi il porto di Ravenna è diventato il terreno di scontro tra aziende che violano sistematicamente la normativa che regola il lavoro nelle banchine e le norme contrattuali che regolano gli appalti - che non applicano le precauzioni dettate dal protocollo per la prevenzione del covid 19 nel porto ravennate e vivono le normative sulla sicurezza sul lavoro come un costo da abbattere - e aziende che si attengono invece alle normative.

Il risultato di questo scontro è una guerra delle tariffe che inevitabilmente, in assenza di una decisa azione di repressione, vedrà prevalere le aziende che violano le norme ricavandone un profitto a danno di quelle virtuose che si vedranno penalizzate e saranno portate ad imitare le prime. Questa come ogni guerra ha le sue vittime. Temiamo che Franco Pirazzoli sia una di queste. Ognuno porta la propria responsabilità, coloro che violano le norme, coloro che dovrebbero vigilare, coloro che dovrebbero reprimere e quelli che volgono lo sguardo per non vedere".

In relazione al comunicato dell’ incidente al porto che è costato la vita al dipendente Franco Pirazzoli, l’Ifa, a mezzo del proprio avvocato Carlo Benini, fa presente quanto segue: "Innanzitutto l’azienda si associa al cordoglio e alle condoglianze della famiglia del povero Franco Pirazzoli. Proprio nell’ottica collaborativa,per amore di verità, l’azienda ha messo a disposizione della Magistratura ogni e qualsiasi documento e conoscenza per far luce sull’accaduto che, inizialmente pareva originato da un malore e che successivamente appare più come un infortunio.
Ciò che non può comunque essere tollerata è l’insinuazione che l’Ifa possa violare sistematicamente le normative di sicurezza e i protocolli per la prevenzione del COVID 19.
È appena il caso di rilevare come tutte le ispezioni e i controlli che sono stati effe tristi, hanno sempre dimostrato la regolarità delle prescrizioni e anche in questo periodo di emergenza sanitaria i presidi per la prevenzione del COVID 19.
L’Ifa è una società che ha sempre cercato di tutelare la sicurezza al proprio interno e non si è mai avvalsa di sotterfugi per applicare prezzi inferiori alla concorrenza".


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