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marina di ravenna 29 dicembre 2024

Commemorate le vittime della collisione tra Lady Aziza e Gokbel

A dieci anni dalla tragedia, Comune di Ravenna, Capitaneria di Porto, piloti, ormeggiatori e rimorchiatori ricordano l'incidente

29 dicembre 2024 - marina di ravenna - Tre miglia al largo delle dighe che indicano alle navi l’ingresso al porto di Ravenna. Le hanno percorse ieri mattina gli stessi protagonisti che dieci anni fa, il 28 dicembre 2014, soccorsero i naufraghi della collisione tra i mercantili Lady Aziza e Gokbel, avvenuta mentre uno entrava e l’altro usciva dallo scalo.

Capitaneria, piloti, ormeggiatori, rimorchiatori e l’assessora al Porto Annagiulia Randi in rappresentanza dell’Amministrazione comunale hanno simbolicamente lanciato in mare una corona di fiori per commemorare le sei vittime del tragico incidente.

La partenza da Marina di Ravenna è avvenuta alle 8.30 (anche la richiesta di aiuto arrivò a quell'ora), a bordo della nave “Gatto” della Sers, la società che gestisce il servizio di rimorchio, con il comandante Carlo Santarelli.

«Quando ci incontriamo, inconsciamente pensiamo a questa data - dice Massimo Mantarro, oggi capo reparto operativo della Capitaneria di Porto che coordinò i soccorsi. È un ricordo forte quello che mi torna in mente. Ero giovane e meno consapevole di quelle che potevano essere le emergenze in mare, viverle così in prima persona è stato veramente forte».

 

 

 

 

«Tutte le motovedette erano fuori, contro un muro di vento, neve, freddo, ghiaccio che si avvertiva sulla pelle, avevo negli occhi le immagini dei colleghi in mare. Dovevamo anche capire – aggiunge - dove andare a cercare le persone disperse. Ecco perché ogni volta che ci incontriamo riviviamo quei momenti anche se non ne parliamo».

«La visibilità era praticamente assente – spiega il collega Giancarlo Santagata -, dalla sala operativa della Capitaneria a Porto Corsini non si riusciva a vedere il molo delle crociere distante poche centinaia di metri, da subito si capì che era una situazione molto grave, fummo tutti allertati. Nei soccorritori alla fine delle operazioni c’erano il terrore per essere stati in mare con quelle condizioni e la disperazione per i dispersi che non furono ritrovati».

L’allerta scattò per Roberto Bunicci, pilota del porto dal 1997, per Alberto Antonelli, oggi presidente del Gruppo Ormeggiatori, e per i rimorchiatori che salirono sui propri mezzi e uscirono in mare. 

Era una domenica mattina, 2 gradi, vento freddo da terra, nebbia, onda lunga da nord est, il mare era ancora sui 12/13 gradi e l’aria gelida che gli passava sopra produceva ‘fumo’. «Una condizione infernale, quasi dantesca», commenta Bunicci.
Ed ebbe inizio la ricerca dei naufraghi tra le onde e sulle zattere. Una tragedia anche sul piano umano, alcuni dei soccorritori ieri hanno preferito non esserci, quella giornata con le grida di aiuto è ancora una ferita aperta per chi come loro lavora in mare.

«Io preferisco tornare, per me stesso – commenta Bunicci - ne abbiamo tirati fuori due dall'acqua, il terzo non ci siamo riusciti e oggi sono ancora qui a pensarci».
Stessi ricordi per Antonelli. «Visibilità zero. Riuscimmo a trovare il Gokbel, era affondato, c’era solo la prua fuori, il resto era sotto, sembrava un film dell’orrore, fumo, nebbia, vento. Cominciammo le ricerche e trovammo due zatterini vuoti, poi ne agganciammo uno con due persone, una la sbarcammo ma l’altra era svenuta, non riuscivamo a salire sullo zatterino, il vento strappava tutte le rizze, e l’abbiamo vista morire per ipotermia».

Negli ultimi anni si è fatto molto per migliorare la sicurezza del porto. La Capitaneria ne ha innalzato il livello con numerosi provvedimenti. Ad esempio, il corridoio di atterraggio è diventato obbligatorio: è un sistema di organizzazione del traffico per cui le navi hanno due rotte separate, una per entrare e una per uscire dal porto, per limitare appunto il rischio di collisioni.

«I servizi tecnico-nautici - sottolinea Bunicci - fanno questo tragitto a occhi chiusi, in tutte le situazioni, migliaia di volte, ci muoviamo come fosse casa nostra, perché l’ambito portuale è casa nostra. Ed è la nostra specialità, facciamo solo questo e lo facciamo bene».

A questo proposito l’assessora al Porto, Annagiulia Randi, afferma che «è fondamentale rinnovare l’impegno per far sì che la sicurezza in mare sia un valore e una cultura da perseguire. Ce lo dobbiamo ricordare e non smettere mai di lavorare per questo obbiettivo tutti insieme».
E conclude che «questo triste decennale porta con sé il doveroso ricordo delle sei vittime e l’altrettanto doveroso ringraziamento nei confronti di tutti coloro che hanno preso parte alle operazioni di soccorso, coordinate dalla Capitaneria di Porto, e che hanno visto, tra le numerose altre, la partecipazione degli addetti ai servizi tecnico – nautici. Le competenze, lo spirito di servizio e l’abnegazione di tutto il personale impegnato a fronteggiare un evento così drammatico sono stati fondamentali». 


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