Porti
roma
29 aprile 2025
Fedepiloti. Bunicci: «Migliorare la Sicurezza anche con l'uso di tecnologie avanzate»
Il presidente è stato confermato per la quarta volta Capo Pilota del porto di Ravenna e resterà in carica fino al 2030. Il suo primo mandato risale al 2013

29 aprile 2025 - roma - Bunicci, lei ha vissuto un momento di forte cambiamento all'interno della corporazione dei piloti. Com'era la situazione quando è stato eletto la prima volta?
«Non era semplice. I miei due predecessori si erano dimessi entrambi con due anni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato. La situazione era difficile: c’era preoccupazione per i rapporti con la Capitaneria di porto e al nostro interno si discuteva molto, anche animatamente. Non era certo un bel periodo».
Come ha deciso di affrontare quel momento?
«Mi sono rimboccato le maniche e ho cercato innanzitutto di portare stabilità nell’organizzazione. Ho studiato molto per prepararmi al nuovo ruolo. Ero a Ravenna dal 1997 e da 16 anni facevo operazioni di pilotaggio. Mi occupavo anche di seguire la costruzione e manutenzione delle pilotine, tra cui le tre nuove che abbiamo commissionato. Ero anche consigliere di Fedepiloti, la nostra associazione nazionale: una grande occasione di crescita, una vera palestra, lì si discutono temi che riguardano tutti i porti d’Italia e, inevitabilmente, i loro problemi diventano anche i tuoi».
E com’era, in quegli anni, la situazione del porto?
«Venivamo da un’importante opera di approfondimento dei fondali, portati a -11,50 metri tra il 2000 e il 2003. Il taglio della curva del Canale Candiamo fu un’altra svolta storica di quel periodo, e proprio in quegli anni fu lanciato anche il terminal crociere a Porto Corsini. Già allora si parlava del progetto Ravenna Hub, il porto del futuro, che prevedeva scavi a -12,50 e poi a -14,50 metri, anche per rispondere alle esigenze del traffico container».
È stato un processo lungo.
«Purtroppo, sì. Non si riusciva a sbloccare l’area della penisola Trattaroli (dove poi è stata costruita la banchina per il nuovo terminal container, ndr). E poi la vicenda delle casse di colmata, delle sabbie, era tutto fermo».
E nel frattempo cosa stava succedendo al porto?
«Il porto si insabbiava sempre di più, mancava una programmazione degli escavi. È un porto canale, si interra naturalmente quindi ha bisogno di una manutenzione ordinaria costante. Ricordo il confronto acceso tra istituzioni e associazioni di categoria. In situazioni del genere, la chiave è riuscire a coinvolgere tutti, spiegare, convincere. Serve condivisione».
E oggi, com’è il porto visto con gli occhi dei piloti?
«È sicuramente più strutturato e ha una mentalità diversa. Questo cambiamento l'ho vissuto anche al nostro interno: l’innesto di nuove leve ha portato un grande contributo. I giovani sono preparati, molto attenti alla sicurezza, portano crescita e innovazione. La nostra è una struttura bella anche per questo: quando un pilota esperto va in pensione, ne entra uno giovane, che si inserisce in una organizzazione solida, pronta a trasmettere conoscenze e anche ad accogliere suggerimenti. È un passaggio generazionale che funziona e sono davvero orgoglioso di questi ragazzi».
Come vi siete organizzati con l’aumento di lavoro legato al rigassificatore della Snam?
«Per gestire questa nuova attività, nel 2024 abbiamo assunto tramite Concorso pubblico della locale Capitaneria di porto 2 nuovi piloti, portando il totale a 16, oltre a 2 conduttori e un telefonista. In tutto, quindi, abbiamo aggiunto cinque persone dedicate solo a questo servizio.
L’intera struttura è cambiata: il lavoro richiede più attenzione alla sicurezza e la massima puntualità. Operiamo in mare aperto e il rigassificatore, di fatto, è un secondo porto. Quando sarà completata la diga, avremo una sorta di ‘bolla’ di protezione intorno all’impianto che gli consentirà di lavorare al 100% delle potenzialità, come previsto dal progetto».
Cosa immagina il futuro del porto?
Ci aspetta un altro passaggio epocale, perché l'aumento dei fondali porterà ricadute significative, rendendo il porto più competitivo e attrattivo. Noi piloti, insieme agli ormeggiatori e ai rimorchiatori dovremo essere pronti a garantire un servizio ancora più efficiente, giorno e notte. Anche i terminalisti dovranno adeguarsi, perché l’arrivo di navi più grandi e con maggiore pescaggio significa movimentare più merce. E più carico vuol dire riempire più in fretta i magazzini, che andranno liberati più velocemente per mantenere fluida la catena logistica».
Cosa proponete?
Non basta approfondire i fondali per accogliere navi di maggiori dimensioni, bisogna intervenire anche sulle larghezze del canale Candiano. Non aspettiamoci cambiamenti significativi, se non interveniamo prima e dopo la curva. Il canale in alcuni tratti è inevitabilmente stretto e noi dobbiamo poter transitare in sicurezza. Abbiamo una riflessione aperta con la Capitaneria di Porto per definire le aree operative: la prima è quella delle crociere; la seconda dall’imboccatura del porto fino alla penisola Trattaroli, dove i fondali raggiungeranno i -14.50 metri, per accogliere le navi più grandi; la terza fino a San Vitale. Quarta e quinta area il canale Piombone e la Darsena.
Ravenna è comunque un corridoio strategico di accesso dal Mediterraneo al centro Europa, anche se dobbiamo confrontarci con la concorrenza dei porti del Nord che si sono attrezzati con un sistema logistico competitivo sui tempi di consegna e sui servizi».
Lei è presidente di Fedepiloti dal 2022, la vostra associazione nazionale che nei giorni scorsi ha tenuto a Roma la 78esima assemblea. Su quali temi vi siete concentrati?
Abbiamo posto al centro il tema della “situational awareness”, ovvero la capacità di percepire in tempo reale tutto ciò che accade attorno alla nave, migliorando sicurezza ed efficienza anche attraverso l’uso di tecnologie avanzate.
Oggi i piloti portuali in Italia sono 240, organizzati in 32 corporazioni, e compiono circa 330 mila manovre l’anno. La categoria è in salute, grazie anche all’ingresso di molti giovani. Negli ultimi anni il lavoro è profondamente cambiato: il gigantismo navale, i cambiamenti climatici e l’evoluzione tecnologica hanno imposto nuove sfide, affrontate di anno in anno anche nelle nostre assemblee precedenti, con temi come il “risk assessment”.
La situational awareness si basa sia sull’esperienza visiva del pilota, sia su nuovi strumenti tecnologici come i PPU (Pilot Portable Unit), sofisticati GPS in grado di prevedere i movimenti della nave in base a vento e corrente, e visori di realtà aumentata che integrano immagini e dati in tempo reale. Anche i porti stanno evolvendo, grazie a strumenti come il VTS (sistema di monitoraggio marittimo), boe meteo, visibilimetri, webcam dotate di intelligenza artificiale e telecamere termiche, che aumentano la sicurezza e migliorano la gestione delle manovre e il monitoraggio delle aree sensibili.
Tra le novità in arrivo ci sono la copertura 5G nei porti, i digital twinper simulazioni in tempo reale, l’utilizzo di droni e veicoli autonomi per rilievi e trasporti, e i sistemi just in time per ottimizzare l’arrivo delle navi in funzione della disponibilità delle banchine.
Siano pronti a raccogliere la sfida dell’innovazione, pur mantenendo il contatto diretto con il comandante a bordo. L’obiettivo è integrare il pilotaggio tradizionale con la navigazione elettronica (e-Nav) per aumentare la sicurezza e l’efficienza portuale.
Come Fedepiloti non chiediamo aiuti, ma il riconoscimento del nostro ruolo strategico nel sistema portuale e la partecipazione attiva ai tavoli decisionali quando si pianificano ammodernamenti o riforme.
Al di là dei temi affrontati, che cosa ha significato l’Assemblea?
«L’Assemblea ha avuto un risultato molto al di sopra delle aspettative, è stata un successo eccezionale. Lo dico con grande soddisfazione, perché tutta la squadra ha lavorato molto bene, abbiamo visioni concrete su quello che vogliamo rappresentare per il cluster portuale.
Vogliamo rappresentare il valore del pilotaggio e il ruolo dei piloti, vogliamo che tutta la categoria e chi le sta intorno, sia consapevole di questo.
Esprimo tantissima soddisfazione anche per le parole espresse dall’armamento, che paga il servizio, e per quelle del viceministro Rixi e del dirigente di riferimento per noi, la dottoressa Scarchilli. Entrambi ancora una volta hanno riconosciuto la proficua collaborazione con gli organi di Fedepiloti e i buoni risultati attesi per il prossimo futuro.
Siamo molto felici di questo andamento e raccolgo veramente con grande piacere i risultati della nostra ultima Assemblea».
© copyright Porto Ravenna News
«Non era semplice. I miei due predecessori si erano dimessi entrambi con due anni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato. La situazione era difficile: c’era preoccupazione per i rapporti con la Capitaneria di porto e al nostro interno si discuteva molto, anche animatamente. Non era certo un bel periodo».
Come ha deciso di affrontare quel momento?
«Mi sono rimboccato le maniche e ho cercato innanzitutto di portare stabilità nell’organizzazione. Ho studiato molto per prepararmi al nuovo ruolo. Ero a Ravenna dal 1997 e da 16 anni facevo operazioni di pilotaggio. Mi occupavo anche di seguire la costruzione e manutenzione delle pilotine, tra cui le tre nuove che abbiamo commissionato. Ero anche consigliere di Fedepiloti, la nostra associazione nazionale: una grande occasione di crescita, una vera palestra, lì si discutono temi che riguardano tutti i porti d’Italia e, inevitabilmente, i loro problemi diventano anche i tuoi».
E com’era, in quegli anni, la situazione del porto?
«Venivamo da un’importante opera di approfondimento dei fondali, portati a -11,50 metri tra il 2000 e il 2003. Il taglio della curva del Canale Candiamo fu un’altra svolta storica di quel periodo, e proprio in quegli anni fu lanciato anche il terminal crociere a Porto Corsini. Già allora si parlava del progetto Ravenna Hub, il porto del futuro, che prevedeva scavi a -12,50 e poi a -14,50 metri, anche per rispondere alle esigenze del traffico container».
È stato un processo lungo.
«Purtroppo, sì. Non si riusciva a sbloccare l’area della penisola Trattaroli (dove poi è stata costruita la banchina per il nuovo terminal container, ndr). E poi la vicenda delle casse di colmata, delle sabbie, era tutto fermo».
E nel frattempo cosa stava succedendo al porto?
«Il porto si insabbiava sempre di più, mancava una programmazione degli escavi. È un porto canale, si interra naturalmente quindi ha bisogno di una manutenzione ordinaria costante. Ricordo il confronto acceso tra istituzioni e associazioni di categoria. In situazioni del genere, la chiave è riuscire a coinvolgere tutti, spiegare, convincere. Serve condivisione».
E oggi, com’è il porto visto con gli occhi dei piloti?
«È sicuramente più strutturato e ha una mentalità diversa. Questo cambiamento l'ho vissuto anche al nostro interno: l’innesto di nuove leve ha portato un grande contributo. I giovani sono preparati, molto attenti alla sicurezza, portano crescita e innovazione. La nostra è una struttura bella anche per questo: quando un pilota esperto va in pensione, ne entra uno giovane, che si inserisce in una organizzazione solida, pronta a trasmettere conoscenze e anche ad accogliere suggerimenti. È un passaggio generazionale che funziona e sono davvero orgoglioso di questi ragazzi».
Come vi siete organizzati con l’aumento di lavoro legato al rigassificatore della Snam?
«Per gestire questa nuova attività, nel 2024 abbiamo assunto tramite Concorso pubblico della locale Capitaneria di porto 2 nuovi piloti, portando il totale a 16, oltre a 2 conduttori e un telefonista. In tutto, quindi, abbiamo aggiunto cinque persone dedicate solo a questo servizio.
L’intera struttura è cambiata: il lavoro richiede più attenzione alla sicurezza e la massima puntualità. Operiamo in mare aperto e il rigassificatore, di fatto, è un secondo porto. Quando sarà completata la diga, avremo una sorta di ‘bolla’ di protezione intorno all’impianto che gli consentirà di lavorare al 100% delle potenzialità, come previsto dal progetto».
Cosa immagina il futuro del porto?
Ci aspetta un altro passaggio epocale, perché l'aumento dei fondali porterà ricadute significative, rendendo il porto più competitivo e attrattivo. Noi piloti, insieme agli ormeggiatori e ai rimorchiatori dovremo essere pronti a garantire un servizio ancora più efficiente, giorno e notte. Anche i terminalisti dovranno adeguarsi, perché l’arrivo di navi più grandi e con maggiore pescaggio significa movimentare più merce. E più carico vuol dire riempire più in fretta i magazzini, che andranno liberati più velocemente per mantenere fluida la catena logistica».
Cosa proponete?
Non basta approfondire i fondali per accogliere navi di maggiori dimensioni, bisogna intervenire anche sulle larghezze del canale Candiano. Non aspettiamoci cambiamenti significativi, se non interveniamo prima e dopo la curva. Il canale in alcuni tratti è inevitabilmente stretto e noi dobbiamo poter transitare in sicurezza. Abbiamo una riflessione aperta con la Capitaneria di Porto per definire le aree operative: la prima è quella delle crociere; la seconda dall’imboccatura del porto fino alla penisola Trattaroli, dove i fondali raggiungeranno i -14.50 metri, per accogliere le navi più grandi; la terza fino a San Vitale. Quarta e quinta area il canale Piombone e la Darsena.
Ravenna è comunque un corridoio strategico di accesso dal Mediterraneo al centro Europa, anche se dobbiamo confrontarci con la concorrenza dei porti del Nord che si sono attrezzati con un sistema logistico competitivo sui tempi di consegna e sui servizi».
Lei è presidente di Fedepiloti dal 2022, la vostra associazione nazionale che nei giorni scorsi ha tenuto a Roma la 78esima assemblea. Su quali temi vi siete concentrati?
Abbiamo posto al centro il tema della “situational awareness”, ovvero la capacità di percepire in tempo reale tutto ciò che accade attorno alla nave, migliorando sicurezza ed efficienza anche attraverso l’uso di tecnologie avanzate.
Oggi i piloti portuali in Italia sono 240, organizzati in 32 corporazioni, e compiono circa 330 mila manovre l’anno. La categoria è in salute, grazie anche all’ingresso di molti giovani. Negli ultimi anni il lavoro è profondamente cambiato: il gigantismo navale, i cambiamenti climatici e l’evoluzione tecnologica hanno imposto nuove sfide, affrontate di anno in anno anche nelle nostre assemblee precedenti, con temi come il “risk assessment”.
La situational awareness si basa sia sull’esperienza visiva del pilota, sia su nuovi strumenti tecnologici come i PPU (Pilot Portable Unit), sofisticati GPS in grado di prevedere i movimenti della nave in base a vento e corrente, e visori di realtà aumentata che integrano immagini e dati in tempo reale. Anche i porti stanno evolvendo, grazie a strumenti come il VTS (sistema di monitoraggio marittimo), boe meteo, visibilimetri, webcam dotate di intelligenza artificiale e telecamere termiche, che aumentano la sicurezza e migliorano la gestione delle manovre e il monitoraggio delle aree sensibili.
Tra le novità in arrivo ci sono la copertura 5G nei porti, i digital twinper simulazioni in tempo reale, l’utilizzo di droni e veicoli autonomi per rilievi e trasporti, e i sistemi just in time per ottimizzare l’arrivo delle navi in funzione della disponibilità delle banchine.
Siano pronti a raccogliere la sfida dell’innovazione, pur mantenendo il contatto diretto con il comandante a bordo. L’obiettivo è integrare il pilotaggio tradizionale con la navigazione elettronica (e-Nav) per aumentare la sicurezza e l’efficienza portuale.
Come Fedepiloti non chiediamo aiuti, ma il riconoscimento del nostro ruolo strategico nel sistema portuale e la partecipazione attiva ai tavoli decisionali quando si pianificano ammodernamenti o riforme.
Al di là dei temi affrontati, che cosa ha significato l’Assemblea?
«L’Assemblea ha avuto un risultato molto al di sopra delle aspettative, è stata un successo eccezionale. Lo dico con grande soddisfazione, perché tutta la squadra ha lavorato molto bene, abbiamo visioni concrete su quello che vogliamo rappresentare per il cluster portuale.
Vogliamo rappresentare il valore del pilotaggio e il ruolo dei piloti, vogliamo che tutta la categoria e chi le sta intorno, sia consapevole di questo.
Esprimo tantissima soddisfazione anche per le parole espresse dall’armamento, che paga il servizio, e per quelle del viceministro Rixi e del dirigente di riferimento per noi, la dottoressa Scarchilli. Entrambi ancora una volta hanno riconosciuto la proficua collaborazione con gli organi di Fedepiloti e i buoni risultati attesi per il prossimo futuro.
Siamo molto felici di questo andamento e raccolgo veramente con grande piacere i risultati della nostra ultima Assemblea».

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