Porti
ravenna
10 ottobre 2025
I dragaggi diventano una risorsa, a Ravenna impianto sostenibile unico in Europa
L’investimento è di 140 milioni di euro, in gran parte PNRR, con avvio operativo fissato al 1° luglio 2026. Si otterrano sabbie pulite e limi e argille riutilizzabili
10 ottobre 2025 - ravenna - A Ravenna è in corso la realizzazione di un impianto unico in Europa per il trattamento dei materiali di dragaggio del Canale Candiano, pensato per trasformare un rifiuto in risorsa e garantire gli escavi dei prossimi anni. L’investimento è di 140 milioni di euro, in gran parte PNRR, con avvio operativo fissato al 1° luglio 2026.
L’impianto sorge nel perimetro portuale, vicino alla pialassa Piombone, all’interno della ex cassa di colmata Nadep: non produce fumi e non comporta impatti visivi. Lo costruisce Renco (Pesaro); nella gestione avrà un ruolo principale Hera Ambiente Servizi Industriali.
Servirà a trattare i sedimenti necessari a portare i fondali a –14,50 metri e potrà accogliere anche materiale dagli scali regionali, come prevede l’autorizzazione della Regione Emilia-Romagna; il modello ha già suscitato interesse in altri porti.
Presentato dal segretario generale dell’Autorità Portuale Fabio Maletti al convegno “Città e porti” di Trieste (organizzato da Comitato nazionale degli Ingegneri, Assoporti e Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, vi ha partecipato anche il presidente dell’Ordine di Ravenna Massimo Rosetti), il progetto si distingue dagli impianti nord-europei: oltre a selezione e asciugatura, integra un trattamento che depura i sedimenti soprattutto dagli idrocarburi.
L’output è duplice: sabbie pulite riutilizzabili (ad esempio per ripascimenti) e limi/argille destinati al riempimento di cave dismesse. È stata valutata anche la via della combustione o dell’eliminazione in biomasse, ma è stata scelta l’opzione più sostenibile e, in ottica di economia circolare, più conveniente delle discariche.
L’iter autorizzativo, lungo e complesso, ha coinvolto circa venti enti nazionali e locali su sicurezza ambientale e paesaggio. Conclusi gli impieghi dei sedimenti per l’innalzamento di aree logistiche, l’Autorità Portuale ha optato per il riuso dopo prove di laboratorio e passaggio a scala industriale: una soluzione che ha suscitato anche l'interesse del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e che consolida la capacità operativa del porto.
Al convegno era presente anche l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Ravenna con il presidente Massimo Rosetti (nella foto), che ha dichiarato: «I porti italiani, da cui passa oltre il 50% dell’import-export, sono inseriti in tessuti urbani e richiedono politiche che coniughino efficienza, innovazione e rigenerazione degli spazi. Il Piano complementare al PNRR si allinea alle più recenti Linee guida per i Piani Regolatori Portuali, che spingono a un dialogo più stretto tra Autorità portuale e Amministrazione comunale. Due i capisaldi: considerare il porto come nodo logistico di area vasta, al servizio non solo della città ma del più ampio sistema produttivo, e integrare la pianificazione portuale con le scelte urbanistiche della città. Tematiche cruciali per Ravenna».
© copyright Porto Ravenna News
L’impianto sorge nel perimetro portuale, vicino alla pialassa Piombone, all’interno della ex cassa di colmata Nadep: non produce fumi e non comporta impatti visivi. Lo costruisce Renco (Pesaro); nella gestione avrà un ruolo principale Hera Ambiente Servizi Industriali.
Servirà a trattare i sedimenti necessari a portare i fondali a –14,50 metri e potrà accogliere anche materiale dagli scali regionali, come prevede l’autorizzazione della Regione Emilia-Romagna; il modello ha già suscitato interesse in altri porti.
Presentato dal segretario generale dell’Autorità Portuale Fabio Maletti al convegno “Città e porti” di Trieste (organizzato da Comitato nazionale degli Ingegneri, Assoporti e Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, vi ha partecipato anche il presidente dell’Ordine di Ravenna Massimo Rosetti), il progetto si distingue dagli impianti nord-europei: oltre a selezione e asciugatura, integra un trattamento che depura i sedimenti soprattutto dagli idrocarburi.
L’output è duplice: sabbie pulite riutilizzabili (ad esempio per ripascimenti) e limi/argille destinati al riempimento di cave dismesse. È stata valutata anche la via della combustione o dell’eliminazione in biomasse, ma è stata scelta l’opzione più sostenibile e, in ottica di economia circolare, più conveniente delle discariche.
L’iter autorizzativo, lungo e complesso, ha coinvolto circa venti enti nazionali e locali su sicurezza ambientale e paesaggio. Conclusi gli impieghi dei sedimenti per l’innalzamento di aree logistiche, l’Autorità Portuale ha optato per il riuso dopo prove di laboratorio e passaggio a scala industriale: una soluzione che ha suscitato anche l'interesse del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e che consolida la capacità operativa del porto.
Al convegno era presente anche l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Ravenna con il presidente Massimo Rosetti (nella foto), che ha dichiarato: «I porti italiani, da cui passa oltre il 50% dell’import-export, sono inseriti in tessuti urbani e richiedono politiche che coniughino efficienza, innovazione e rigenerazione degli spazi. Il Piano complementare al PNRR si allinea alle più recenti Linee guida per i Piani Regolatori Portuali, che spingono a un dialogo più stretto tra Autorità portuale e Amministrazione comunale. Due i capisaldi: considerare il porto come nodo logistico di area vasta, al servizio non solo della città ma del più ampio sistema produttivo, e integrare la pianificazione portuale con le scelte urbanistiche della città. Tematiche cruciali per Ravenna».
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