sicurezza e cambiamento

Interviste

ravenna 10 agosto 2022

Santarelli (Filt Cgil). I quattro obiettivi del nuovo Patto per la sicurezza nel porto

10 agosto 2022 - ravenna - Accanto al Patto territoriale di comunità riferito alla sicurezza e legalità sui luoghi di lavoro, è stato sottoscritto in prefettura un Patto specifico dedicato al lavoro in porto.

Ne abbiamo parlato con Marcello Santarelli, segretario della Filt Cgil. Il ruolo della concertazione

 

Qual è l’obiettivo del nuovo Patto sulla sicurezza sul lavoro al porto?

Il Protocollo per la Sicurezza nel porto di Ravenna, nasce nel 2007 ed è stato rinnovato negli anni, il 29 di luglio e stato firmato un testo che ha raccolto i vari rinnovi in un testo unico semplificandone notevolmente la lettura senza alterare il merito. Questo ha richiesto molto tempo, imponendo un anno di proroga al testo precedente.

Il Protocollo da sempre ha quattro obiettivi primari: la prevenzione degli infortuni e degli incidenti; la promozione della cultura della sicurezza in ambito portuale; la condivisione delle esperienze, delle soluzioni e delle procedure operative riguardanti la sicurezza sul lavoro tra gli attori del porto; la promozione della legalità sul versante contrattuale e della sicurezza sul lavoro.

In sintesi: diminuire il rischio di incidenti e di infortuni nel nostro porto e promuovere la legalità, consapevoli che qualità e sicurezza del lavoro sono elementi di garanzia per una corretta competizione tra le aziende terminaliste, presupposto vincente per un porto in continuo sviluppo che deve portare buon lavoro e ricchezza alla città di Ravenna.

 

In quali strumenti si concretizza, anche rispetto al passato?

Gli strumenti di cui il Protocollo si dota per il raggiungimento degli obiettivi sono molteplici e tutti si basano su due assunti strategici: la concertazione tra le parti sociali, le istituzioni e gli enti preposti alla prevenzione e controllo e la partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti ai processi di miglioramento della sicurezza sul lavoro.

Lo strumento principe per il perseguimento degli obiettivi assegnati sono i Sistemi Integrati, composti da due soggetti: il Sistema Integrato dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza di Sito (S.I.R.L.S.S.) composto da tre lavoratori con solida esperienza e formazione adeguata in ambito di sicurezza sul lavoro, i quali saranno impegnati ognuno per 1200 ore l’anno in questa attività e quello del Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale (S.I.S.P.P.A.) composto da 4 specialisti della Sicurezza individuati dalle Aziende terminaliste e 2 specialisti nominati dalle aziende appaltatrici.

I due Sistemi si interfacciano e hanno compiti di coordinamento delle attività di prevenzione in ambito portuale, individuano linee di indirizzo per la predisposizione di procedure operative  adottate in  ambito portuale, accedono ai luoghi di lavoro per monitorare le operazioni in collaborazione con il sistema di prevenzione aziendale, esaminano gli eventi infortunistici, incidentali e i mancati incidenti e mancati infortuni, intervengono in caso di segnalazioni di criticità o di rischio e concordano assieme ai sistemi aziendali le misure correttive.

Una importantissima novità prevista nel Protocollo per i due Sistemi Integrati riguarda l’individuazione delle operazioni e delle classi merceologiche a maggior rischio che verrà svolta annualmente e monitorata e aggiornata quadrimestralmente in collaborazione con la medicina del lavoro e l’Autorità Portuale, sulla base dei dati che ognuno degli attori possiede.

Le operazioni e le classi merceologiche individuate rappresenteranno l’ambito di monitoraggio prioritario dei due sistemi, i quali redigeranno programmi di lavoro dedicati e puntualmente rendicontati. A questo proposito è stato sostanzialmente migliorato l’accordo riguardante l’accesso ai luoghi di lavoro degli R.L.S.S., firmato con Confindustria e CONFIMI (allegato al Protocollo) che rende più agevole e tempestivo l’intervento dei rappresentanti dei lavoratori all’interno dei terminal.

I Sistemi Integrati R.L.S.S. e S.P.P.A svolgono inoltre una intensa e capillare attività di promozione della cultura della sicurezza tra i lavoratori, in questo ambito si deve segnalare come il nuovo Protocollo preveda 2 ore all’anno di assemblea sui temi della prevenzione della sicurezza sul lavoro che coinvolgeranno anche i lavoratori delle aziende appaltatrici oltre che i già previsti incontri di coordinamento con gli R.L.S. aziendali.

Il nuovo protocollo, inoltre, contiene due nuovi capitoli: il primo relativo alla formazione dei R.L.S.S. che stabilisce che la prima formazione specialistica debba consistere in 32 ore più un minimo di 8 ore annue di formazione di aggiornamento, curate dall’Autorità di sistema Portuale con il supporto dell’Università di Bologna; il secondo capitolo è relativo alle dotazioni messe a disposizione dall’Autorità di Sistema portuale ai rappresentanti dei lavoratori che stabilisce l’utilizzo per lo svolgimento delle loro mansioni di locali, arredi, strumentazioni e l’uso di una autovettura.

Il nuovo Protocollo sancisce, per i lavoratori delle aziende in appalto nei terminal, il rispetto dei Contratti Nazionali di Lavoro specifici di settore, coerenti con le tipologie di lavoro svolte, firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative a livello nazionale e firmatarie del Protocollo. Tale previsione, unita ad una puntuale azione da parte degli organismi di controllo, aiuterà a tenere fuori dal porto di Ravenna contratti pirata, firmati da sindacati e associazioni datoriali di comodo e altre forme di lavoro opache.

Nel Protocollo rinnovato si è individuato un promettente sistema di rilevazione dei dati infortunistici relativi al sistema portuale che in mancanza di dati aggregati forniti dell’INAIL, permetterà di misurare l’efficienza del sistema che il Protocollo implementa.

In fine occorre rilevare come il Comitato di Igiene e Sicurezza del Lavoro, previsto dall’art. 7 dal DL 272/99 e istituito nell’ambito dell’Autorità di Sistema portuale, diventi il motore del sistema prodotto dal Protocollo, in esso sono rappresentati tutti gli attori istituzionali e sociali che agiscono sul porto di Ravenna. Nell’ambito del Comitato si dovrà svolgere quel lavoro di concertazione necessario a far vivere il protocollo e a garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

 

In quali ambiti portuali viene applicato, considerata la realtà complessa del porto?

Il porto di Ravenna rappresenta un unicum nel panorama dei porti nazionali, infatti a Ravenna l’area demaniale si limita a poche decine di metri dal filo delle banchine, questo fa sì che le operazioni portuali e quelle dei servizi portuali si completino al di fuori dalla zona demaniale. 

L’ambito di applicazione del Protocollo, perciò, non si limita alle zone demaniali, come succede agli altri porti, ma si estende anche alle zone cosiddette “contermini”. Le zone “contermini” sono quegli spazi di proprietà delle aziende terminaliste ove terminano le operazioni/servizi di imbarco/sbarco navali. La “giurisdizione” del Protocollo, quindi, si estende ben oltre ai confini demaniali e tutela anche lavoratori non ricompresi dalla normativa portuale, come quelli delle aziende appaltatrici.

 

Quali vantaggi produrrà?

Il protocollo, se ben interpretato, sarà in grado di migliorare ulteriormente gli indici infortunistici e gli incidenti possibili nell’ambito delle operazioni e dei servizi portuali, che vuol dire meno infortuni e una probabilità molto più bassa di perdere la vita sul lavoro, ma non solo. Il Protocollo per la Sicurezza del porto di Ravenna è un elemento di regolazione virtuoso della competizione tra le imprese. Il sistema portuale ravennate si è dato un sistema di regole non imposto dalla legge e si è obbligato a ricercare il miglioramento continuo degli standard di sicurezza sul lavoro e al rispetto dei contratti, questo lo rende più forte perché lo obbliga a ricercare il profitto nella qualità del servizio e del processo, anziché nella ricerca della marginalità nello sfruttamento del lavoro e nell’elusione della normativa sulla sicurezza. Il porto di Ravenna è in una fase cruciale per il proprio futuro, nei prossimi anni saranno spesi quasi un miliardo di euro per la trasformazione di questa importante infrastruttura, questo importante passaggio mi fa sperare che lo sviluppo futuro prenderà la strada giusta per le aziende, per il lavoro e per la città.

Il nuovo protocollo è senza dubbio il più avanzato nel panorama nazionale, ha caratteristiche notevoli anche dal punto di vista del finanziamento, assieme all’Autorità di Sistema portuale infatti, sono soprattutto le aziende che lo finanziano, soprattutto quelle aderenti a Confindustria, le aziende terminaliste. Il sistema istituzionale, in primis il Sindaco ed il Prefetto, hanno creduto alla necessità del Protocollo e lo hanno sostenuto. Il sindacato ravennate ha dimostrato di possedere la maturità e le capacità per far si che il Protocollo dimostrasse di essere uno strumento valido, efficace. In questi anni i lavoratori nell’ambito portuale di Ravenna hanno subito perdite dolorose, per le quali la magistratura sta accertando di chi siano le responsabilità; non tutte le aziende terminaliste hanno dimostrato di sposare la stessa filosofia per il futuro e ancora qualcuno pensa di poter competere barando. 

La firma del Protocollo, la qualità e la quantità dei firmatari, proprio a fronte di queste tragedie, dimostrano da che parte stia questa città e come veda il futuro del suo porto e questo mi fa sperare per il meglio.


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