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Porti

ravenna 23 ottobre 2024

Adria Shipping Summit: il porto di Ravenna hub logistico fondamentale. Interventi di Salvini e Bignami

Investimenti per 5 miliardi e ruolo del terminal container nel Mediterraneo. Non solo escavo dei fondali, ma anche digitalizzazione e nuove tecnologie. Antonio Marcegaglia annuncia finanziamento Ue per la cattura della CO2

23 ottobre 2024 - ravenna - In linea con le previsioni, la prima fase dei lavori del progetto Hub portuale di Ravenna è terminata con un anno di anticipo, grazie alla collaborazione con il consorzio di imprese appaltatrici guidato da RCM. L'iter è stato complesso. «Otto anni, lunghissimi, disperati, meravigliosi anni», ha affermato in apertura il presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Daniele Rossi. 
Si è concentrata su questo importante traguardo la prima edizione dell’Adria Shipping Summit sulla portualità e la logistica nel Nord-Est, nella giornata di mercoledì 23 ottobre alla Camera di commercio. 

I numeri dell’Hub sono imponenti: 120 ettari di aree logistiche, 50mila metri quadrati di aree di cantiere, 5 chilometri di banchine, 80mila metri cubi di calcestruzzo, 20mila tonnellate di acciaio, 70 chilometri di pali e 50 di tiranti, 250 operai, 80 ingegneri, 150mila ore di ingegneria, 1.200 elaborati tecnici, 8 milioni di metri cubi di sedimenti dragati. Nel complesso, si tratta di investimenti per un miliardo di euro.

«Entro la fine dell’anno – ha spiegato Rossi –, scaveremo i fondali fino a 12,5 metri e sarà completato il rifacimento di tutte le banchine. La seconda fase porterà la profondità a 14,5 metri in gran parte del canale Candiano. Per risolvere il ricorrente problema della manutenzione, sono stati investiti 170 milioni di euro in un impianto di trattamento dei materiali dell’escavo che è unico nel Mediterraneo». Così come unici sono, ha aggiunto il presidente, il deposito Gnl di Edison e Pir, il rigassificatore Snam, la cattura e lo stoccaggio della CO2 di Eni e il parco eolico Agnes.
Per potenziare binari e strade, l’Autorità portuale ha lavorato in sinergia con RFI e Anas, e non finisce qui, perché l’Hub punterà anche sulla digitalizzazione dei procedimenti amministrativi e sull’energia, con la posa di cavi in fibra ottica e un impianto fotovoltaico.

Durante l’Adria Shipping Summit, a cui ha preso parte il sindaco Michele de Pascale, è intervenuto da remoto il ministro dei trasporti Matteo Salvini. «Sono ben 5 i miliardi di investimenti che coinvolgono il porto di Ravenna – ha ricordato –. Un miliardo è direttamente nelle mani dell’autorità portuale e quasi mezzo miliardo è finanziato dal mio ministero. Numerosi sono poi i soggetti privati che si sono messi in gioco su un Hub destinato a essere centrale per il sistema dei porti del Nord-Est. Venezia, Ravenna e Trieste hanno tre diverse specializzazioni, che è fondamentale incrementare». 

Il viceministro Galeazzo Bignami si è invece espresso sulla questione scottante della scelta del successore di Rossi, in scadenza il prossimo gennaio: «Dovrà essere ispirata a una visione nazionale, perché le Autorità sono un unicum a livello nazionale, connesse profondamente con le politiche del Governo per il quale le politiche portuali sono imprescindibili».

All’affollato convegno, sono poi intervenuti i rappresentanti dei porti di Venezia e Trieste e alcuni operatori della logistica e della portualità nazionale, come Antonio Marcegaglia che ha annunciato di avere ottenuto un finanziamento dall’Unione Europea pari al 40% su un investimento di 80 milioni per sostenere il progetto di cattura della CO2 prodotta dallo stabilimento di Ravenna.

Il futuro del nuovo terminal container in penisola Trattaroli è stato delineato dal presidente del Gruppo Sapir Riccardo Sabadini.
«Pensare a un nuovo terminal – ha detto - è stato molto importante, perché le condizioni di quello attuale sono meno interessanti. Il suo trasferimento in largo Trattaroli, verso il mare, in un’area in cui l’approfondimento dei fondali sarà maggiore consentirà alle navi di attraccare in maniera più facile. Per i mari del mondo si spostano 10/11 miliardi di tonnellate di merci e più della metà viaggiano in container. Sapir ha valutato che il tema container in prospettiva sarebbe diventato fondamentale per la logistica, in particolare per determinate merci che devono viaggiare adeguatamente protette».

Ma a Ravenna non arriveranno le grandi navi giramondo. «Quello che stiamo studiando - spiega Sabadini - insieme ai colleghi del TCR è un terminal ad altissima efficienza, dove ci sarà un grandissimo investimento in tecnologia e digitalizzazione. Alcune delle funzioni tipiche, non tutte, saranno probabilmente svolte da sistemi automatizzati. Sicuramente arriveranno navi più grandi di quelle che trattiamo oggi, ma non le giramondo. L’incremento dei traffici nella riva sud del Mediterraneo, ad esempio Tangermed è passato dai 1000 contenitori movimentati nel 2008 agli 8 milioni del 2023, sta creando le condizioni per cui saranno necessari feeder che trasferiscano le merci da quei grandi porti verso scali che consentano il loro ingresso nel continente europeo.
Oggi lavoriamo navi che al massimo arrivano a 2500 contenitori, con la fine dei lavori dell’Hub portuale potranno entrare quelle da 3400/4500, quasi il doppio di quelle che movimentiamo oggi».

Tra gli altri ha preso la parola anche Alessandro Panaro, economista dei trasporti e capo servizio dell’Area di Ricerca di SRM (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sampaolo), per una riflessione sul futuro dei porti del Nord Adriatico e, in particolare, di Ravenna nel settore dei container. «Purtroppo, abbiamo ancora eventi impattanti correlati alla situazione in Mar Rosso e alla guerra in Ucraina. L’Adriatico è l’asse portuale che ne ha sofferto maggiormente, perché più lontano da Gibilterra. Adesso però i dati sono più confortanti, tutto l’asse sta recuperando il traffico. Il futuro dei porti è e sarà sempre collegato alle aspettative di traffico e anche agli investimenti che si riusciranno a fare per restare competitivi a livello di sostenibilità, digitalizzazione e intermodalità».
Ravenna Hub, secondo Panaro, va in questa direzione perché il progetto mira a integrare sempre più l’infrastruttura con la manifattura esistente nella regione Emilia-Romagna e anche nelle altre. «La Zls – Zona Logistica Semplificata, istituita con Decreto legge dalla premier Giorgia Meloni, può essere di aiuto – conclude – se riusciremo a metterla a regime, e occorrono almeno due-tre anni. Secondo le nostre indagini, le Zls sono grandi strumenti di sviluppo perché coniugano l’esigenza di investimento con la necessità di snellire la burocrazia che attualmente appesantisce le iniziative delle imprese».

La Zona logistica semplificata dell’Emilia-Romagna coinvolge 11 nodi intermodali da Ravenna a Piacenza, 25 aree produttive, 9 province e 28 Comuni (Argenta, Bagnacavallo, Bentivoglio, Bondeno, Casalgrande, Cesena, Codigoro, Concordia sulla Secchia, Conselice, Cotignola, Faenza, Ferrara, Fontevivo, Forlì, Forlimpopoli, Guastalla, Imola, Lugo, Mirandola, Misano Adriatico, Modena, Ostellato, Piacenza, Ravenna, Reggiolo, Rimini, Rubiera, San Giorgio di Piano).

Come previsto dalle normative nazionali, la Zls avrà un’estensione di circa 4.500 ettari e unirà il porto di Ravenna, il centro del sistema, con i nodi intermodali regionali e le principali aree produttive commerciali. I settori strategici individuati sono l’agroalimentare, il tessile e abbigliamento, il legno e mobili, la ceramica, la chimica e materie plastiche, la farmaceutica e il biomedicale, i trasporti e la logistica delle merci. 


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