Energia
Ecco perchè la cattura della Co2 spiana la strada a nuovi investimenti industriali
Dibattito al Propeller tra i protagonisti della CCS: da Eni a Snam passando per le aziende ravennati dell'energia
Prima del dibattito a più voci, è intervenuto Renzo Righini, imprenditore del settore energetico, al quale è stato assegnato, nel dicembre scorso, il Timone d’oro del Propeller. Non potè ritirarlo di persona perché alle prese con un piccolo problema di salute. Così ha colto l’occasione per ringraziare di persona per il riconoscimento attribuitogli.
Le due iniziative avviate riguardano il recente accordo tra Eni e Snam per la cattura di Co2 emessa dalla centrale gas di Casalborsetti e il progetto per stoccarne altre 800mila tonnellate proveniente da aziende hard to abate come Cabot Italiana, HerAmbiente, Marcegaglia, Versalis, Polynt e Yara. Anche in questo caso Eni e Snam sono partner tecnici. La soluzione tecnologica per l’operazione di cattura della Co2 è allo studio di Rosetti Marino, Nuovo Pignone, Vetrocoke.
Il progetto di Casalborsetti prenderà il via a inizio 2024 con l’iniziale stoccaggio di 25mila tonnellate,
“La strategia di Eni verso la neutralità carbonica – ha spiegato Salvatore Giammetti, Responsabile Carbon Capture, Utilization & Storage ENI - è articolata in un piano di trasformazione industriale solido e concreto che si basa su più soluzioni, sinergiche e complementari, economicamente fattibili e tecnicamente realizzabili. La CCUS è una di queste, insieme alle rinnovabili, i biocarburanti, l’efficienza energetica, vettori “low-zero carbon” e le leve di carbon offset per la compensazione di quelle emissioni residuali che, per quanto marginali, non potranno essere eliminate. Eni è convinta che la CCUS potrà avere un ruolo di primaria importanza nella transizione energetica, in particolare per evitare le emissioni dell’industria hard to abate, per le quali ad oggi non esistono soluzioni altrettanto efficaci ed efficienti”.
All’interno dell’impegno di Eni verso la decarbonizzazione in Italia “stiamo sviluppando il progetto Ravenna CCS Hub, per il quale abbiamo recentemente siglato un accordo di collaborazione con Snam relativamente alla prima fase dell’iniziativa che prevede la cattura di 25mila tonnellate di CO2 dalla centrale Eni di trattamento di gas naturale di Casalborsetti. Siamo convinti che Ravenna possieda le caratteristiche ottimali per realizzare a costi competitivi e in tempi rapidi il primo polo industriale italiano di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica”.
Sia Giammetti che Piero Ercoli, Responsabile dell’unità Decarbonization Projects di Snam, hanno messo in risalto i punti di forza di Ravenna: giacimenti ‘depletati’, cioè non più produttivi di gas dove stoccare la C02 fino a 500 miliardi di metri cubi, la posizione strategica nel Nord italiano, la presenza di un porto asset vincente, grandi aziende energivore che hanno bisogno di limitare l’emissione di Co2, le competenze tecniche delle aziende ravennati già leader nell’oil&gas e ora in grado di mettere a disposizione know how per produrre energia anche da rinnovabili e contribuire alla decarbonizzazione.
“Parliamo di lavori che portano qualità tecnologica e occupazione” ha aggiunto Ercoli.
La transizione energetica, è stato il messaggio dei vari interventi, richiede un mix energetico e una sorta di ‘neutralità tecnologica’.
“Nella strategia per il contrasto ai cambiamenti climatici – ha commentato Alessio Vacchi, segretario della Filctem Cgil di Ravenna - è necessario prevedere una pluralità di interventi e l'utilizzo di tutte le tecniche a noi note per ridurre l'impatto della CO2 in atmosfera: consumare meno energia, incrementare le rinnovabili, rendere a impatto zero i distretti più inquinanti”.
In questo quadro si inserisce il dibattito sulla captazione, lo stoccaggio in formazioni geologiche profonde e il riutilizzo della CO2.
Come Filctem “da tempo ci interessiamo a questa tecnologia intanto perchè non ci rassegniamo all’idea che non ci siano alternative al rilascio della CO2 in atmosfera e negli oceani.
Inoltre la riteniamo un’opportunità interessante in quanto, oltre ad accompagnare le aziende hard to abate, di cui il nostro territorio è ricco, verso la sostenibilità ambientale, consente di trasformare uno scarto “nocivo”, come l’anidride carbonica, in una materia prima-seconda.
In un Paese notoriamente debole per mancanza di materie prime non è affatto un aspetto secondario”.
Filippo Brandolini, presidente di HerAmbiente, ha parlato dei progressi nella gestione dei rifiuti, anche in termini di economia circolare.
“Questo sarà un anno cruciale per tornare a essere capitale dell’energia” ha esordito Roberto Bozzi, presidente di Confindustria Romagna. “Sul rigassificatore è stato fatto un prezioso lavoro di squadra. Le nostre aziende sono disponibili a ripetere questa esperienza anche sul progetto per la CCS. La disponibilità di Confindustria a collaborare è totale”.
Il sindaco Michele de Pascale ha sostenuto che “se questo progetto cresce a Ravenna vorrà dire che nella nostra città si potrà produrre a costi più bassi e con meno inquinamento. Quinti, aumenterà anche l’attrattività di nuovi investimenti”.
Soddisfatto, in chiusura, il presidente del Propeller, Bassi: “Il gioco di squadra può darci davvero quello slancio che, partendo da un tessuto di imprese che ha lavorato per decenni nell’oil&gas e che oggi mette a disposizione straordinarie capacità, catalizzi su Ravenna decarbonizzazione e nuovo sviluppo industriale”.
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