Ottolenghi si dimette dal Comitato Portuale

09 febbraio 2015 - ravenna - Guido Ottolenghi si è dimesso dal Comitato Portuale di Ravenna. In mattinata ha inviato una lettera a Presidente, Revisori e Colleghi del Comitato per annunciare la sua decisione.
Ottolenghi (che è anche presidente di Confindustria Romagna) era membro del Comitato Portuale in rappresentanza dei Terminalisti.

Le dimissioni fanno seguito ad una polemica con il presidente dell'Autorità Portuale, Galliano Di Marco, sull'esproprio dei terreni previsto dal Progettone. 

Ecco la lettera di dimissioni di Ottolenghi.

"Presidente, Colleghi e Revisori,
con la presente rassegno con rammarico le dimissioni dal Comitato Portuale.

Da tempo, forse per limiti nelle mie capacità di comprensione, non riesco ad ottenere adeguate risposte alle richieste di chiarimento sui temi fondamentali di sviluppo del porto. Il comitato si riunisce poco e senza un calendario, dopo tre anni il progetto di escavo del porto è ancora soltanto un progetto, e a quanto pare è sempre più un progetto immobiliare e sempre meno un progetto marittimo. I costi dell’Autorità intanto sono lievitati quanto a personale e spese legali, probabilmente per l’aumentato carico di lavoro, ma senza che il Comitato conosca le esigenze funzionali assolte da ciascuno. L’associazione che presiedo ha preso una posizione fortemente critica sugli espropri.

Alla riunione di Comitato del 30 u.s. associavo grandi aspettative quanto a un quadro chiaro su:
I) stato e contenuti del progetto e del suo iter autorizzativo;
II) costo complessivo del progetto, piano finanziario e risorse per rimborsare l’ingente debito assunto;
III) costo e motivazione degli espropri (altri porti dragano senza espropriare) e alternative analizzate;
IV) altre voci di costo e investimento. Ho ricevuto per la prima volta risposte articolate (ma non complete perché il Presidente non ha mostrato materiale a suo avviso riservato), ma quel che ho capito non mi ha convinto.

Mi pare che in tre anni siano fallite tutte le strade di programmazione del dragaggio, e ad ogni soluzione mancata si sia intrapresa una strada più complessa e costosa fino ad arrivare all’attuale, nella quale non ho più fiducia per le troppe incertezze e apparenti contraddizioni. Ho sostenuto in tutte le sedi quanto sia vitale per il nostro Porto e per tutto il territorio di Ravenna l’escavo dei fondali, e lo sosterrò sempre. Mi pare però che il mio contributo di riflessione e stimolo in Comitato sia ora percepito come un ostacolo e non un aiuto alla effettiva realizzazione del progetto.

Poiché non sono capace di partecipare in ossequioso silenzio, né di subire non condivisibili accuse di conflitto di interesse ogni volta che chiedo un chiarimento, e poiché non penso di poter votare scelte che non capisco e che impegnano ingenti somme dei cittadini, è giunto il momento di farmi da parte.

La mia azienda opera nel porto di Ravenna da quasi cento anni, ad essa sono legate le gioie e le angosce di generazioni della mia famiglia e di tante famiglie, i momenti di terrore e le soddisfazioni, i rischi e il benessere. Mi sono sbagliato alcune volte nella mia vita personale e professionale, ma mai come questa volta spero di sbagliarmi nel mio giudizio sulle scelte dell’Autorità Portuale, e di vedere presto le draghe nel nostro porto, perché per me è più vitale che per molti di Voi che il dragaggio avvenga presto e bene. Non è mai esistito a Ravenna, a mia memoria, un progetto che abbia raccolto così ampio consenso e sostegno da cittadini, operatori economici, forze politiche e istituzioni locali e nazionali. Esso dunque può ancora avere successo se guidato con saggezza ed equilibrio".




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