sicurezza e cambiamento

Interviste

ravenna 07 giugno 2018

Samorè (Confartigianato): "GNL, i vantaggi di una scelta"

07 giugno 2018 - ravenna - Parlare e approfondire il tema dei carburanti alternativi finalmente reali ed esistenti per i mezzi pesanti vuol dire guardare avanti ed essere innovativi. Per me e per noi di Confartigianato, vuol dire credere nell’importanza dell’autotrasporto.

Già qualche impresa di Ravenna ha investito e sta investendo negli automezzi a Gas Naturale Liquefatto e questo è l’aspetto più importante che oggi affrontiamo, ovvero un significativo passo verso una minore dipendenza dal petrolio. Anche in questi ultimi mesi il prezzo dei carburanti è salito. In questi giorni la fiammata del costo del petrolio ha portato il costo del barile oltre gli 80 dollari, ma oggi non solo le alternative ci sono e sono percorribili, ma ci sono anche norme europee che spingono verso una sempre maggiore diffusione dei carburanti come il GNL.

Parlare di come il GNL si stia diffondendo, dei costi, del funzionamento di questi automezzi oggi, è una conferma per le imprese che ci stanno investendo ma è anche, e soprattutto, un momento di riflessione per chi deve acquistare camion nuovi e vuole valutare anche le alternative.

Ricordiamo infatti che alla fine di quest’anno scade la possibilità del rimborso delle accise per gli euro 3, e per gli euro 4 c’è già l’orizzonte del 2020 con la speranza che i prossimi governi non anticipino i tagli.

Permettetemi però di approfittare di questa occasione per poche e sintetiche riflessioni sull’autotrasporto.

Noi oggi presentiamo il GNL perché come Confartigianato crediamo fortemente nel sistema dell’autotrasporto italiano, nella sua forza propositrice e nel suo ruolo insostituibile nell’economia del paese, e vorremmo che chi governa ci credesse almeno nello stesso modo.

In questo momento abbiamo bisogno di sburocratizzare l’impresa di autotrasporto: l’imprenditore e l’autista. Abbiamo bisogno di meno regole ma chiare e applicabili per tutti.
A noi piacciono le regole di un’unica Europa, non le regole di 4 /5 europe diverse quanto a regole dell’autotrasporto. Abbiamo bisogno di autisti capaci e professionali senza doverli fare stare due o trecento ore in aula. Abbiamo bisogno che i più motivati di questi autisti possano diventare imprenditori in modo fluido, dimostrando competenza e serietà ma senza doverli “laureare”.
Abbiamo bisogno di un regolamento di ore di guida e riposo chiaro e valido per tutti sul tutto il suolo europeo.


È così strano chiedere che tutte le imprese giochino con le stesse regole? O vogliamo continuare in modo assurdo e fare sì che le imprese italiane siano costrette a giocare a calcio con una pallina da tennis e altre addirittura con due palloni?
Il regolamento 561 deve essere rivisto in una chiave più aperta. Ci sono possibilità di deroghe che il nostro paese deve utilizzare, ma soprattutto questo regolamento va svecchiato e armonizzato a livello europeo.
Va rivisto tenendo conto delle specificità delle varie merceologie, va rivisto pensando che chi guida il camion non può fermarsi a dormire a 50/100 km da casa perché ha finito le ore di guida o impegno, perché si svilisce la dignità della persona. Non si parla di creare una babele sulle strade o l’anarchia, ma di pensare agli individui prima e alle aziende poi. Norme restrittive non aumentano la sicurezza, ma aumentano l’illegalità.

Il governo, quando ci sarà, deve scegliere se difendere le imprese italiane o svendere questo settore alla criminalità organizzata, alle imprese dell’est europeo, alla delocalizzazione delle imprese o a coloro che utilizzano autisti con contratti di Paesi con un costo del lavoro da fame.

Il costo del lavoro di un’impresa di autotrasporto italiana è praticamente il più alto d’Europa, il gasolio che pagano le nostre imprese è quasi il più caro d’Europa: dalle normative comunitarie abbiamo preso quello che è più castrante per le imprese e, contemporaneamente, subìto l’invasione di imprese, anche comunitarie, che non applicano queste norme.
L’autotrasporto italiano che vuole lavorare nella legalità sconta uno scenario in cui stare dentro le regole è sempre più difficile e sempre meno premiante.

E poi c’è il problema delle motorizzazioni che, in alcuni casi come a Ravenna, assume contorni sempre più kafkiani.
Siamo passati, nel sentimento degli autotrasportatori, dal sentire la revisione come un adempimento necessario e puntiglioso, alla percezione di una persecuzione. C’è da chiedersi perché nessuna impresa viene da fuori a fare la revisione a Ravenna, mentre diversi autotrasportatori ravennati vanno a Forlì, Ferrara, Bologna o altre città a fare le revisioni e non certo per negligenza delle altre motorizzazioni.


Noi siamo impegnati costantemente per la sicurezza e il rispetto delle regole, ma proprio per questo siamo contro i cavilli e i machiavellismi fini a se stessi: siamo contro gli apparati, soprattutto se statali, che penalizzano l’impresa come “esercizio di stile”. Il parco veicolare circolante deve essere sicuro e revisionato: ma una macchia di ruggine, una targa sporca e la mancanza di acqua nel tergicristallo durante la revisione non sono motivi sostanziali perché un camion debba rifare la revisione. È questa la burocrazia che non vogliamo e questo ci fa dire che non è difficile trasferire le competenze e gli obblighi tecnici delle motorizzazioni alle officine private abilitate come già avviene per tutti gli altri veicoli.
Vanno trovate soluzioni efficienti a favore delle imprese e del lavoro.

Tiziano SamorèSegretario provinciale Confartigianato



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